Prima di descrivere i vantaggi delle sottoscrizioni credo sia necessario chiarire che cos’è una sottoscrizione e che differenza c’è rispetto ad una tradizionale licenza.

Siamo di fronte a diversi e profondi cambiamenti, uno fra questi è quello che si definisce product servitization.
Per product servitization si intende la tendenza, tipica della nostra era, di trasformare un prodotto in un servizo. Questa radicale trasformazione impatta ovviamente anche sui modelli di vendita e sulle modalità erogative del prodotto/servizio stesso.

È per far fronte a queste nuove necessità che si sono diffuse moltissimo le distribuzioni software. Questi “pacchetti” acquistabili e pronti all’uso denominati appunto distribuzioni software o anche sottoscrizioni software includono spesso un software open source ed un set di servizi correlati come l’assistenza, la retrocompatibilità, le certificazioni, ecc.

Le community open source offrono livelli eccellenti di innovazione, collaborazione e risoluzione di problemi IT comuni, ma ogni azienda ha esigenze specifiche che le community non sono in grado di soddisfare. Ed è proprio qui che entra in gioco la modalità di commercializzazione basata sulla sottoscrizione contenente prodotti software open source e servizi correlati.

Una sottoscrizione consente alle organizzazioni di adattare e definire il software open source, offrendo in ultima analisi l'innovazione del software creato dalla community, unita alla stabilità di un ciclo di vita e di un supporto tecnico di livello professionale elevato.

Non è un caso che Red Hat, la prima società al mondo, che produce valore commercializzando un software open source abbia adottato completamente il modello di business basato sulle distribuzioni o se si preferisce sottoscrizioni.

Le distribuzioni a pagamento proposte da Red Hat alle aziende clienti sono a tutti gli effetti servizi che si basano su una componente software open source, dunque ad accesso gratuito, e da un set di servizi correlati al software open source come ad esempio: l’assistenza, gli aggiornamenti periodici, la retrocompatibilità, una matrice di certificazione di funzionamento rilasciata da Red Hat ed altro.

Questa modalità innovativa nel mercato IT ha portato Red Hat a fatturare 3,4 Miliardi di dollari nel 2018.

Il modello di business antecedente all’avvento del cloud è basato sul concetto di proprietà e non di fruizione di un servizio. In questa modalità la società IT che ha realizzato il software nei propri centri di ricerca e sviluppo continuerà a detenerne il completo copyright e si limiterà a commercializzarne le “licenze d’uso” cioè la possibilità da parte del cliente di poter utilizzare il software realizzato dalla company IT.
In questo caso il cliente non ha alcun diritto a modificare il prodotto e a copiarne alcune parti, può e deve solo limitarsi ad utilizzarlo.

I due modelli di business, quello centrato sulle distribuzioni e quello basato sulle licenze d’uso sono molto diversi fra loro ed entrambi presentano pro e contro.

Una caratteristica macroscopica del modello di business incentrato sui servizi è rappresentato dall’economicità. Infatti un software commercializzato come servizio implica zero investimenti iniziali finalizzati all’acquisto del bene (stiamo parlando di un servizio). Il bene infatti viene “condiviso” fra più utenti che lo usano per cui, in termini assoluti, il risparmio è evidente.

Un altro importante aspetto di questo nuovo modo di fare business incentrato sulla vendita di servizi e non di prodotti sta profondamente cambiando la natura stessa delle società che producono il bene inteso come servizio e non più come prodotto.

Oggi stiamo percorrendo i primi passi verso questo nuovo modo di fare, basato sulla condivisione di beni e non sul loro acquisto materiale e questo avrà un impatto non banale sull’economia complessiva e sul concetto stesso di proprietà o di appartenenza.

L’impatto di questa nuova tendenza di usufruire delle cose è già evidente, prendiamo per esempio il mercato dell’intrattenimento musicale dove oggi giorno è sempre più raro acquistare il bene (un CD, un vinile), ed è sempre più frequente attingere ad un servizio di streaming musicale pagando un importo fisso mensile.

In sintesi il processo di product servitization ci sta portando verso una società basata sulla condivisione di servizi di diversa natura che l’umano sarà disposto a pagare per usufruirne e ci sta allontanando sempre più dal concetto di possesso e di appartenenza.

Le distribuzioni Red Hat: risparmi più o meno evidenti

Il software open source non comporta costi di licenza, e questo costituisce un vantaggio evidente, quando si esamina il costo di deployment di una soluzione. Tuttavia, la distribuzione basata su community garantisce un risparmio enorme sullo sviluppo. Le stime dimostrano che la realizzazione completa della distribuzione di Fedora 9, ad esempio, sarebbe costata circa 10,8 miliardi di dollari.

Molti provider di soluzioni informatiche offrono prodotti monolitici, ancorati a un vecchio approccio basato sulle quote di licenza e aggiornamento, oltre che sui contratti di manutenzione. Questo modello rende l'aggiornamento dalle versioni obsolete oneroso e difficile da gestire.

Più di dieci anni fa Red Hat ha compreso che questo modello non era più sostenibile e, da allora, i servizi e prodotti software Red Hat sono disponibili tramite un modello di sottoscrizione.

Il video Red Hat di seguito riportato descrive molto chiaramente che cos’è una sottoscrizione e quali sono i vantaggi indotti da questo nuovo modello di business:

Perché pagare un software Open Source?

Questa è la classica domanda che ci viene posta quando parliamo di sottoscrizione Red Hat. Come si accennava nel precedente capitolo, quando si acquista una distribuzione open source non è il software che ha un costo bensì tutti i servizi ad esso correlati.
Sono i servizi il vero valore aggiunto al prodotto Open Source.